Uno, nessuno e centomila

Con questo pezzo satirirubensabbiamo cercato di analizzare le opportunità e i rischi connessi all’arrivo della F.I.V.I. nell’universo della viticoltura indipendente in un momento tanto delicato.  Abbiamo ritenuto di farlo evitando polemiche sterili, allo scopo di contribuire all’apertura di una riflessione seria su un argomento che riguarda tutti coloro che hanno a cuore il futuro del vino italiano, inteso come “nutrimento del corpo e dello spirito” nonché come veicolo di socialità e di valorizzazione del territorio. La F.I.V.I. non può pretendere di ignorare le istanze provenienti dal resto dell’universo “indipendente” che ovviamente include, oltre ai vignaioli, tutti coloro che operano in ambito informativo, culturale, tecnico e commerciale seguendo certi criteri . Si tratterebbe di un atteggiamento arrogante e miope. Ma allo stesso modo tutti gli altri non possono pretendere che la nascita di questa federazione rivesta un’importanza secondaria e che possa essere liquidata con una – pur legittima – polemica riguardante il ruolo di Slow Food. La nostra opinione la conoscete già: l’abbiamo spesa senza ipocrisie come è nel nostro costume.

18 risposte a “Uno, nessuno e centomila

  1. Carissimo Marco,

    ti ringrazio per aver dedicato tempo e risorse nella redazione del tuo interessante pezzo. Interessante, perchè non ti sei fermato alle apparenze o alle sterili polemiche che dividono fin troppo il nostro mondo e sei andato alla fote, ovvero dai produttori, a chiedergli che ne pensano della FIVI. Ottimo il fatto di aver previsto una dialettica tra le parti, con le critiche di Dettori legato all’associazione di Ettore Mancini e di contro con le ragioni di chi ha deciso di partecipare alla nascita della FIVI come Costantino Charrere e Bruno de Conciliis.
    Ti ringrazio di avremi avvisato dell’uscita del tuo pezzo, così da poter prendere parte anch’io al dibattito che spero nascerà da questo tuo intervento.
    Di seguito cerco di rispndere alle critiche mosse alla FIVI:

    1) La FIVI non è un progetto frettoloso, è nata con l’esigenza precisa di non farsi fregare sempre dai commercianti e dall’industria. C’era bisogno di non perdere troppo tempo e di muoversi velocemente su alcuni temi di cruciale importanza come: Ocm, passaggio dalla tutela dell’origine della materia prima (uva) a quello del luogo di produzione (passaggio dalle doc alle dop), etichettatura con indicazione per ogni vino dei valori nutrizionali (costo per ogni singola etichetta per un’analisi 345 euro), passaggio a un sistema di etichettatura di tipo australiano.
    Tutti questi sono problemi che ti fanno rizzare i capelli, sia che tu sia di vini veri, di porthos, di triple A, di slow food, del gambero rosso, ecc… e questo non per fare il buonista e quello che è per il volemose bene.
    I francesi ci avevano chiesto (contattati gli atesini) di creare in Italia un’organizzazione simile alla loro e non potevano certo apsettare 2 o tre anni!
    2) la FIVI per ora non ha l’obiettivo di essere sindacato a tutti gli effetti. Ma chi ci critica in questo senso sa cosa significa fare il sindacato? sa di cosa si deve occupare? scartoffie, dichiarazioni, burocrazia, ecc… sapete quanta gente lavora nei sindacati e quanti soldi gestiscono? come si può pretendere che nasca dall’oggi al domani una struttura di questo tipo?
    3) L’unico membro fondatore che ha lasciato la FIVI è Ettore Mancini e la sua associazione. Una cosa che mi dispiace molto e dispiace a tutti i consiglkieri e i soci FIVI. Le sue motivazioni, che personalmete non mi sono mai state comunicate, sono molteplici, cito ad esempio l’esclusione delle piccole cooperative, cosa che probabilmente sarà sanata entro pochissimo tempo. Un errore che è stato fatto perchè la paura delle cooperative è grandissimo tra i soci, che vedono come fumo negli occhi strutture di questo tipo e non fanno per ora distinzioni tra grandi epiccole. Poi si sono eliminate le aziende agricole che hanno una commerciale alle loro spalle, per evitare l’ingresso dei giganti del settore nella FIVI. Scelta che può essere discussa e discutibile, ma così voleva la maggioranza e in democrazia queste cose possono accadere.
    3) la FIVI non è emenazione di Slow Food! Tiporyo quanto scritto sul Blog di Franco Ziliani alcune settimane fa a questo proposito. Ho accettao di essere il Segretario della Federazione perchè ho contribuito a far nascere questa creatura fin dall’inizio, quando alcuni produttori che avevano partecipato a Vignerons d’Europe erano stati contattati dai Vignerons Independant francesi per far nascere un’associazione simile alla loro nel nostro paese. La cosa mi è parsa molto interessante. Perchè ritengo che il lavoro di critico enologico non si debba fermare alla semplice degustazione alla cieca e al conseguente giudizio del vino stesso. Penso che la nostra missione, se così si può chiamare, sia anche quella di difendere e far crescere il settore che ci dà da vivere e soprattutto che ci appassiona così tanto. Tu lo fai benissimo con le preziose battaglie portate avanti sul tuo blog. Io l’ho fatto nel mio piccolo organizzando prima l’evento di Vignerons d’Europe a Montpellier e poi quando mi è stato chiesto un aiuto da alcuni validissimi produttori che tu citi non mi sono tirato indietro e mi sono gettato a capofitto nell’impresa. Prima di iniziare questa avventura però ho precisato a tutti quanti mi avevano chiesto la collaborazione che non avrei partecipato alla cosa esclusivamente come privato cittadino, non come dipendente di Slow Food, dedicando parte del mio tempo libero e delle mie risorse senza essere per questo pagato dalla FIVI (accettando solo un rimborso chilometrico per i viaggi che ho fatto). Visto che i soci sono tanti, + di 500 e non mi pare poco visto che il gruppo è nato 3 mesi fa e in mezzo c’è stata anche la vendemmia!, ritengo che la mia non possa essere nemmeno considerata una posizione di conflitto di interessi perchè dovrei favorire nelle mie degustazioni metà delle cantine presenti sulla guida che mi trova tra i collaboratori principali.

    la sede della Fivi è come hai giustamente citato la stessa di Slow Food editore per il semplice motivo che il segretario riceve per forza di cose un gran numero di comunicazioni anche cartacee e metterla altrove diventa molto complicato. potevo segnalare il mio indirizzo di casa, ma è sempre a Bra, sarebbe stato pertanto un pochino ipocrita comportarmi così e nascondermi dietro a un dito.

    Sarò il segretario della FIVI finchè la federazione non avrà la forza necessaria per pagare un dipendente fisso, quando accadrà – spero entro brevissimo – farò giustamente un passo indietro, ma sarò sempre orgoglioso per aver contribuito a far nascere la prima associazione di questo tipo in Italia.
    4) per quanto riguarda i dubbi di Dettori sull’ambiguità della FIVI sono evidentemente dei problemi che si pone lui e probabilmente l’associazione di cui fa parte. Infatti, la FIVI da questa settimana fa ufficilamente parte della CEVI, l’associazione di vigneron europei di cui fanno parte i Vigneron independat francesi (10 mila iscritti). Hanno vagliato le nostre credenziali e ci hanno accettato come l’unico organismo italiano in grado di far parte della loro importantisisma (perchè ha accesso diretto alla Commissione Europea) associazione.
    A questo punto chiedo ufficilamente a Porthos e a Marco Arturi di essere presenti il 16 aprile alle ore 14 a Colorno (la FIVI ha un bilancio annuale che non arriva ai 18000 euro e non si può permettere un locale a pagamento) per la seconda assemble a generale della FIVI. Come avevo scritto a Ziliani abbiamo bisogno di confronto, di aprirci sempre di più a mondi diversi dal mio e a quello degli altri soci, abbiamo bisogno di tutti coloro che vogliono affrontare e vincere molte delle sfide che ci apstettano in futuro. Per ora gli attacchi dell’industria e del commercio sono stati pochi in confronto a ciò che ci attende entro brevissimo!

    Grazie ancora per lo spazio che ci avete dedicato. con stima

    Giancarlo Gariglio

  2. Giancarlo, impossibile non darvi atto della significativa apertura, che auspico diretta anche ad altre realtà. Non devi ringraziarmi per lo spazio, il tempo e le risorse: non le abbiamo dedicate alla Fivi, ma a tutta la viticoltura indipendente. La domanda a questo punto è: quindi le abbiamo dedicate anche alla Fivi?

  3. Nel 2009 nessuno è indipendente, ma tutti siamo interdipendenti. La Fivi ha bisogno di essere aperta a tutti e di interagire con tutte le realtà che hanno obiettivi comuni con il suo programma e la sua mission: difendere il vino di territorio e i produttori che hanno una visione artigianale del proprio lavoro (senza distinzioni, perchè altrimenti non potrebbe essere rappresentativa del settore, tra naturali, biologici, biodinamici e convenzionali).
    Tutti coloro che iniziano un cammino possono compiere degli errori, l’importante è accettare le critiche e farne tesoro ed essere completamente aperti agli input che ci vengono dati.
    Il vino che noi amiamo ha bisogno di tanto aiuto, ha bisogno di tutti coloro che si riconoscono in un certo tipo di mondo.
    Sul discorso Slow Food spero che venga messo finalmente un macigno sopra: ripeto nessuno dei dirigenti mi ha mai parlato della FIVI e io non ho mai parlato della FIVI a loro. Nonostante i tanti soci non ci sono le economie per pagare un segretario e un luogo dove incontrasi, putroppo la realtà è questa e non si può cambiare in pochisismi mesi. Per cui chi ci crede lo fa a titolo gratuito e spero d’ora in poi di essere affiancato anche da altri in questo mio “hobby”, vi asicuro che le soddisfazioni non mancano, la FIVI sta crescendo e si potrebbe partecipare tutti insieme a un progetto che ha tutti i presupposti per imprimere una rivoluzione culturale nel settore enologico.

  4. vignaiolo DAVVERO indipendente

    Qualche domanda a Gariglio e ai colleghi della FIVI, spero non troppo scomode. Vorrei sapere:
    – Se un viticoltore che produce annualmente oltre 30/40.000 bottiglie, quante ne produco io, può considerarsi seriamente indipendente, e da cosa. Dal mercato certamente no. Se è una Spa peggio ancora.
    – Per quale motivo la regione nella quale risiedo e lavoro (la Puglia) non ha nessun iscritto, come anche altre regioni italiane.
    – Perché dovrei avere l’iscrizione a un Sindacato e contemporaneamente quella della vostra associazione.
    -Che rapporti ci sono, sempre ammesso che ci siano, con le associazioni di categoria (Sindacati) del settore agricolo.
    – In base a che logica avete preteso di presentarvi al ministro Zaia per tutelare gli interessi delle pmi del settore avendo solo poche centinaia di iscritti.
    -Se per caso tutto questo progetto non è destinato a concretizzarsi in una nuova fiera commerciale.
    – Se Slow Food continuerà a giudicare i vini, come potrà proclamarsi disinteressata al momemto di giudicare i prodotti dei soci della FIVI e giudicare con serenità gli stessi.
    – Se l’associazione si fa garante anche della condotta “ecologica” della totalità dei suoi iscritti e del COMPLETO rispetto delle regole da parte degli stessi, possibilmente anche prevedendo l’espulsione di coloro che le eludono.
    – e infine, a Gariglio: quali sono esttamente gli attacchi dell’industria e del commercio di cui parla e se pensa di introdurre un qualche codice per calmierare i prezzi dal momento che la crisi dovrebbe indurre un agricoltore DAVVERO indipendente a rispettare il consumatore, e all’interno della FIVI ci sono colleghi che immettono i loro prodotti sul mercato a cifre molto alte.
    Un ringraziamento ad Arturi e allo staff DAVVERO indipendente di Porthos per l’articolo obbiettivo e per avere puntato l’attenzione su quello che molti altri non avevano voglia o interesse a dire.

  5. Carissimo Vignaiolo DAVVERO indipendente – se veramente lo fosse da tutti e tutti non avrebbe omesso il suo nome e si sarebbe speso in prima persona, scusi la piccola vena polemica ma, visto gli appunti che fa alla FIVI mi pare dovuta – le sue domande non sono per nulla scomode e cercherò di rispondere a tutte quante con ordine.
    1) Ritengo che nel 2009, ma questo accadeva anche in passato, nessuno, dico nessuno si possa ritenere indipendente dal mercato, altrimenti non sarebbe un viticoltore verticale, ovvero coltiverebbe solo la vite, forse vinificherebbe, ma non venderebbe il vino. Se un vigneron decide di vendere il suo prodotto mi pare utopistico che possa prescindere dal mercato. Anzi, mi scusi per questa piccola stoccata verso chi si considera duro e puro perchè fa solo 30/40.000 bottiglie, capita spesso e i casi se vuole li elenco tutti che uno che fa poche bottiglie debba passare personalmente diverse settimane all’anno in giro per l’italia e per il mondo come un vero globetrotter. Deve girare ristoranti, wine-bar, enoteche e quant’altro con la sua valigina di campioni a far degustare il prodotto e sperare che venga acquistato. Questa purtroppo è un grave problema che affligge il vostro lavoro, nessuno, tranne Valentini e pochi altri, si può permettere di aspettare i clienti a casa che abbia 30 o 300.000 bottiglie sul groppone!
    2) la FIVI è nata il 29/07/2008, quindi ha pochissima vita. La rete di conoscenze dei vignaioli che l’hanno fondata aveva una chiara impronta nordista – non per ragioni di razzismo – ma perchè i produttori che sono stati interpellati dai francesi provenivano da lì. Mi pare più che naturale, ma una mancanza che va sanata con il tempo e con molto lavoro – che manchino all’appello vaste zone del nostro territorio. Un altro fattore da non sottovalutare che la regione da cui lei proviene non ha così tanti vigneron come il Piemonte, il Veneto, il trentino alto adige, o la Toscana e spero che con questa mia opinione ne convenga.
    3) Mi pare, ma non vorrei offendere nessun sindacato, che in questi ultimi anni i sindacati si siano occupati moltissimo dell’assistenza burocratica ai propri assistiti e pochissimo – vedasi Ocm, etichettatura, libro verde, ecc… – della parte ideologica del loro lavoro. Perchè hanno permesso senza colpo ferire le sciagure della nuova OCM? pertanto i costi di iscrizione alla FIVI sono senza dubbio + bassi e non si vuole sostituire ai sindacati, ma solo cercare di occuparsi delle tante cose che vi vengono imposte dall’alto senza che i vignaioli siano informati
    4) le posso parlare ad esempio del Piemonte, qui con la Coldiretti alcuni nostri soci hanno ottimi rapporti, tanto che ci sono stati anche alcuni incontri chiarificatori rispetto al ruolo della FIVI
    5) Noi non pretendiamo di rappresentare idealmente tutte le aziende viticole italiane, ma siamo nati per poterlo fare in un futuro prossimo, così come accade in Francia (ma loro sono nati nel 1973).
    6) Di che fiera commerciale parla? Per ora la FIVi ha obiettivi politici, una volta che si sarà strutturata offrirà ai suoi soci anche degli strumenti di marketing. Non ci vedo nulla di male che la FIVI sia stata creata per aiutare i propri soci a crescere dal punto di vista commerciale. Anzi la FIVI ha l’obbligo di tentare di far sopravvivere in un’economia complicata e difficile i propri soci. Lei è un vignaiolo DAVVERO indipendente, ma anche molto capace nell’utilizzare mezzi informatici e anche di esprimersi con grande competenza, non tuti sono come lei. Per coloro che hanno + difficoltà a muoversi in un mondo sempre più complicato la FIVI deve rappresentare un’ancora di salvezza, altrimenti ci troveremo ad avere una schiera di vigneron che passano più tempo sui mercati e attaccati ai PC piuttosto che in vigna a potare…
    7) Slow Food non sono io! Più di 100 persone lavorano alla Guida VINI d’Italia. Ritiene che il mio giudizio possa trasformare i giudizi di una guida come la nostra? le ripeto per l’ennesima volta che i miei dirigenti non sono nemmeno a conoscenza di quello che la FIVI sta facendo… ma forse questo sta diventando un facile alibi per giudicare il lavoro di 600 vigneron che in questo momento stanno cercando di risolvere molti dei loro problemi. Chiedo per favore a tutti di non fermarsi al mio nome, si farebbe un errore clamoroso di valutazione. Sono un semplice segretario, non ho nemmeno il voto nel consiglio direttivo… leggete il nostro statuto.
    8) La FIVI non si fa garante della condotta ecologica ma abbiamo scritto che: Il vignaiolo rispetta le norme enologiche della professione, limitando l’uso di additivi inutili e costosi, concentrando la sua attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del maquillage di cantina. Come ho scritto in precedenza non possiamo pretendere di essere rappresentativi di una professione se poi ammettiamo solo i vini veri! Ben intenso che personalemnte io sono a favore del vino naturale e chi mi conosce lo sa… Sono tra i pochi che hanno sempre frequentato tutti gli off di VInitaly senza paura di poter ricevere giuste critiche rispetto alle pubblicazioni a cui collaboro. Ho le mie idee sul vino, ma non pretendo di imporle.
    9) Gli attacchi dell’industria e dei commercianti sono talmente tanti che se mi mettessi ora ad elencarli farei notte. Legga la riforma OCm, quella dell’etichettatura con i valori nutrizionali, i vitigni in etichetta per i vdt con possibilità di libera importanzione all’interno dell’Ue e poi mi dirà… Esiste il libero mercato, penso che ognuno sia libero di decidere il prezzo a cui far uscire i propri vini. Sarà poi il consumatore a scegliere se vale la pena spendere certe cifre per un vino. Ritiene giusto che la FIVI imponga i prezzi a un proprio socio? che ne sappiamo degli investimenti, fatica, cura che ognuno pone per creare i vini che vende… Siamo mica una corporazione del medioevo che si occupava di decidere i prezzi delle prestazioni… Insomma, mi pare una pazzia.
    Anch’io ritengo che Porthos sia DAVVERO indipendente, così come Marco Arturi tanto che firmai il suo manifesto in tempi non sospetti anche se magari poteva essere scomodo per la mia posizione…
    Siamo uomini e dobbiamo difendere fino in fondo la nostra libertà di pensiero. Porthos lo fa benissimo e se non la pensassi così non sarei qui a dedicare 1 ora della mia vita a risponderle in questo spazio che ci è stato gentilmente offerto.
    La ringrazio, infine, per avermi posto così tante domande, dandomi la possibilità di chiarire alcuni punti fondamentali rigurdanti la FIVI. Spero inoltre che a questa nostra prima chicchierata, possa seguirne altre e che magari sia proprio lei il primo socio pugliese della FIVI. abbiamo tanto bisogno di vigneron che pungolino la FIVi e che ci aiutino a costruire un’associazione sempre più INDIPENDENTE.

  6. Dal mio punto di vista non trovo ci sia niente per cui gridare allo scandalo se Slow Food ha offerto risorse e strutture alla creazione di questa Federazione, anzi è una nota di merito e di cooerenza per l’associazione di Petrini, che ha prestigio e importanza (e influenza) planetari, e che semmai attraverso un comportamento di questo tipo assolve ai suoi compiti di difesa dell’agricoltura indipendente e sostenibile. Non trovo perciò nessun dubbio da fugare, lo dico a Marco Arturi che così scrive. Giustissimo che partecipino anche altri e non mi sembra d’altro canto che ci siano obiezioni in merito da parte di nessuno. Quindi il problema Slow Food non sussiste neppure, se si analizza con serenità e realismo la situazione. Ma la dietrologia qui in Italia è sempre stato uno degli sport nazionali.

  7. E figuriamoci se poteva mancare il vignaiolo più indipendente degli altri. Aspettiamo intanto il più pulito, il più naturale, il più duro ed il più puro, ed infine il vignaiolo biblico celeste.

  8. Vignaiolo DAVVERO indipendente

    Gily forse pensa che questa sua ironia dia un contributo ultile allo sviluppo del ragionamento, facciamolo felice e diciamo di si. Non lo conosco e non posso sapere quale interesse abbia a intervenire così “fuori spartito” ma può forse essrere che le mie domande fossero a suo parere troppo scomode, non so. Spiego comunque a questo egregio signore che ci sono siti con discussioni simili a quelle dei programmi di Maria de Filippi dove gli interventi come quello che mi ha indirizzato sono graditissimi. Forse ha sbagliato a digitare l’indirizzo…
    Adesso capirà perchè non firmo, Gariglio: subito arriva quello che fa la sua sparata tanto per fare e si diventa bersagli con tutte le conseguenze. Non è a caso che i miei colleghi non intervengono proprio, altro che non firmarsi. Io non ho scritto di essere duro e puro, ma solo che le mie condizioni mi permettono di agire da vero indipendente. Delle risposte che Gariglio ha gentilmente riservato al mio intervento una mi incuriosice: mi sembra di capire allora che le voci collegate a un’eventuale nuova fiera commerciale promossa della FIVI non siano campate per aria, potrebbe essere più preciso? Un’altra sua risposta mi sembra evasiva, perchè la contraddizione del doppio ruolo di partedcipanti all fivi ed editori di una guida riguarda tutta l’Associazione Slow Food, non solo Garilgio stesso.

  9. Secondo il mio piccolo parere l’iniziativa FIVI è giusta. Però un collegamento più forte a ideali per una vitivinicoltura più sostenibile (per non usare la parola bio un po abusata) tra gli associati non sarebbe male: un’associazione che comprenda solo chi riesce a produrre in modo sostenibile, certificato, potrebbe aiutare a capire cosa vuol dire “indipendente”.

  10. Al Vignaiolo Davvero Indipendente rispondo volentieri:
    1) come ho detto la FIVI per il 2009 non ha in programma alcuna fiera commerciale. Quindi nego in maniera categorica per il 2009. Per il futuro prossimo non possono esprimermi in merito. Lascio degli spiragli aperti, e questo lo faccio perchè osservo quanto accade ai francesi (vigneron independant nati nel 1973) che organizzano da diversi anni una fiera a Parigi che ottinene grande successo di vendite e di pubblico. Ma come ho detto loro sono nati 36 anni fa… molta più esperienza e molti più soci all’attivo. Comunque non vedo nulla di scandaloso nell’aiutare dal punto di vista commerciale e di comunicazione i propri soci. Ci si vuole differenziare agli occhi dei consumatori rispetto al vino industriale e dei commercianti e una manifestazione potrebbe essere un utile strumento. D’altra parte alcuni gruppi di vignaioli illuminati: vini veri, vin nature e reinassance in Italia già fanno una cosa del genere.
    2) Giancarlo Gariglio è segretario della FIVI e lo fa a titolo personale, gratuito (nel senso che a bilancio riceverà un rimborso spese per i viaggi a Colorno e per le riuoni). Ritengo che per me sia la stessa cosa di essere segretario di una sezione del PD o del Pdl, insomma lo faccio per passione personale. Sono uno dei collaboratori principali della guida e membro della redazione vino di Slow Food Editore, ma per la FIVI rispondo esclusvamente per la mia persona… In questo mondo è possibile fare ancora qualcosa per passione personale senza che nascano dietrologie e paia impossibile agli occhi della gente? Ritengo di essere una persona libera e di poter fare scelte personali senza dover chiedere il permesso ai miei dirigenti… e neppure a tutti i vignaioli davvero indipendenti (se mi permette la frecciatina)…
    3) per il sig. Paolo: come le ho detto ritengo che il metodo di produzione organico, biologico, pulito sia il più interessante e necessario in un periodo in cui il nostro pianeta sta soffrendo tanto per l’inquinamento… ma detto questo non possiamo pretendere di essere reappresnetativi e poi chiudere a chi è convenzionale. Abbiamo come Vicepresidente saverio Petrilli, uno dei leader del biodinamico in Italia, più di così non si può fare…
    La difesa di certi ideali è portata avanti con entusiasmo e passione da altri gruppi come VINI veri, vin nature e reinassance… nella FIVI garantiamo la libertà di scelta nel campo…
    Un caro saluto
    Giancarlo Gariglio

  11. Premetto che non conoso personalmente Giancarlo Gariglio, ma mi devo sinceramente complimentare per quello che sta facendo per FIVI e per come lo sta facendo.
    Le sue risposte le trovo convincenti ed appassionate, senza la tipica reticenza e sottigliezza che proverrebbe da chi possiede “interessi sotterranei inconfessabili”. Abbiamo una persona che si sta sbattendo per sostenere un’iniziativa in cui crede e noi abbiamo la tentazione di sparargli addosso? Propenderei invece per un grazie!
    Conosco parecchi dei produttori aderenti alla FIVI, alcuni di loro sono proprio tra i fondatori, e se un appunto può essere rivolto loro è quello di essere un po’ dilettanteschi nell’approccio, ma certamente non manca loro la passione ed il cuore, questo è quello che conta, perchè gli eventuali errori sono fatti per essere corretti. Anzi fano parte del percorso! Errori colposi e non dolosi, per utilizzare una terminologia giuridica, che sono certo serviranno per rafforzarsi e tararsi meglio in futuro.

    Resta il fatto che un sindacato come il FIVI non esisteva ed ora c’è, inoltre le istanze che vuole portare avanti sono sensate e condivisibili da tutti i vignaioli reali, sia da quelli che ritengono già di essere indipendenti e che proseguono il loro percorso in perfetta solitudine sia da quelli che magari si sentono un po’ meno indipendenti e quindi decidono che arrivata l’ora di scendere in campo in prima persona.
    Se facessi il viticoltore anzichè il giornalista e l’organizzatore di eventi sul vino io al FIVI mi iscriverei!

  12. A Fabrizio Penna vorrei ricordare che FI.VI. ad oggi NON è un sindacato. Cosa sia ancora non lo si è ben capito.
    A me sembra un insieme di volenterosi che, tirati per la giacchetta da una importante associazione che si occupa di eno-gastronomia, ha capito che c’è da costruire un soggetto unitario che rappresenti gli interessi dei vignaioli indipendenti. Era ora. Ce n’è un bisogno disperato. Il problema è che il volontarismo non basta. Gariglio dà risposte certamente precise ma che troppo spesso rimandano al futuro la soluzione di certi aspetti o, come nel caso dell’evidente conflitto di interessi con Slow Food, fornisce interpretazioni molto generiche e simili a quelle fornite dall’attuale Presidente del Consiglio.
    Ma non voglio approfittare di questo spazio per una polemica sterile. Preferisco stimolare FI.VI. ad un maggiore coraggio. A quel coraggio che porterebbe molti di noi vignaioli, immagino, ad aderire con entusiasmo. E dunque:
    – Abbandonare un profilo corporativo e lobbistico (confermato dal suo Presidente quando parla di “Fare pressioni”) per abbracciare un reale intento rappresentativo e sindacale.
    – Ringraziare Slow Food per il percorso comune ma tagliare immediatamente ogni relazione che possa creare posizioni ed interpretazioni dubbie.
    – A seguito del punto precedente: poiché di Federazione si tratta, formalizzare l’adesione di una serie di associazioni o soggetti diversi dai produttori, ma senza diritto di voto, che facciano parte del mondo dei vignaioli indipendenti.
    – Inserire le cooperative come soggetti ammessi alla FI.VI: con la regola assembleare “una testa, un voto” mi risulterebbe incomprensibile il motivo per cui le temute Cooperative di enormi dimensioni dovrebbero iscriversi a una associazione di piccole aziende senza poterne influenzare le dinamiche.
    – Per quanto concerne la sostenibilità: è evidente che se il sindacato deve rappresentare tutti NON può escludere chi opera, ed è la maggioranza, in regime convenzionale. Quello che potrebbe essere molto interessante, contrario, sarebbe una vasta opera di FORMAZIONE e INCENTIVAZIONE al passare dal convenzionale al bio-naturale, ecc. Questo è ciò che mi aspetterei da un sindacato di categoria aperto ed innovativo.
    Infine: non mi è ancora chiara l’impostazione che dà Gariglio del rapporto di FI.VI. con i sindacati agricoli. Io credo che non ci possano essere due sindacati che rappresentano gli stessi interessi con le stesse controparti. Dunque delle due l’una: o FI.VI non vuole divenire un sindacato rappresentativo dei vignaioli indipendenti, ed allora credo che perda interesse per molti di noi; oppure l’unica strada, condividendo la critica di Gariglio al comportamento di CIA, COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA sull’OCM e su altre questioni, è entrare in forte contraddizione con essi, fino a divenire gli unici attori rappresentativi del mondo “vignaioli indipendenti”. Altrimenti tutta questa storia rischia di costituire l’ennesima pagliacciata all’italiana in cui tutti rappresentano tutti ed in verità nessuno, si moltiplicano le tessere, gli incarichi, le consulenze, i segretari, le corporazioni, e chi ci rimette sono i vignaioli ed i consumatori.

  13. Voglio capire. Se questa associazione è cosi importante come dicono praticamente tutti: perché non mettere tutti i produttori coinvolgibili nella condizione di dire la loro?
    Nessuno pensa che così sarebbero più interessati a partecipare?
    Provo a suggerire un questionario da inviare a loro utilizzando internet e la posta tradizionale, magari. Qualcuno sta cercando di invitarli seriamente a prendere parte all’operazione? Saranno poi loro a decidere sindacato o non sindacato, cooperativa o meno, princìpi e tutto, ma prima è giusto coinvolgerli.
    E Gariglio/slow food, Arturi/Porthos ed altri interessati e con le carte in regola, si può formare volendolo un comitato di saggi, allora sarebbero utili per dare la direzione. Democrazia, semplicemente democrazia.

  14. Caro vignaiolo davvero indipendente, se ti ho offeso mi scuso. Ho grande rispetto per tutti quelli che fanno il tuo lavoro indipendentemente dalle loro idee. La mia ironia nasce dall’amarezza nel constatare la difficoltà di dare una casa comune all’enorme patrimonio di conoscenza, capacità e interessi comuni dei vignaioli indipenenti italiani, che sono la categoria meno protetta e rappresentata politicamente, pur essendo quella che dà il contributo più importate all’immagine del vino italiano, la più “bastonata” dall’attuale evoluzione della normativa comunitaria, ma anche, purtroppo, la più rissosa e la più agitata dai protagonismi e dai personalismi. A me sembra che la FIVI sia nata con questo intento e le persone che la guidano mi sembrano degne della massima fiducia. Perchè non ci siano produttori di questa o di quella regione è una domanda che i produttori di quelle regioni dovrebbero fare a se stessi. Forse sono contenti di come li rappresentano in sede politica i loro sindacati. Meglio per loro.

  15. Caro Giancarlo, in riferimento al tuo invito per Colorno sarebbe forse utile che tu chiarissi di che genere di assemblea si tratterà e a che titolo le varie parti sono invitate a intervenire. Questo, sono certo, aiuterà ad evitare confusioni e/o fraintendimenti di ruoli e funzioni e favorirà una partecipazione più costruttiva a tutti i livelli. Nell’interesse di tutti.
    ciao e grazie per l’attenzione

  16. Ciao Marco,
    il 16 di aprile si terrà a Colorno alle 15 l’assemblea plenaria dei soci della FIVI. Si tratta quindi dell’assempbela generale che si svolge almeno una volta all’anno e che chiama a raccolta tutti i soci della FIVI. Sarà un momento molto importante perchè oltre a prendere in esame il magro bilancio dell’associazione si parlerà degli ultimi sviluppi e di quanto si è riusciti a fare negli 8 mesi di vita della Federazione. L’assemblea è aperta a tutti i soci, i non soci che hanno intenzione di aderire, eventuali curiosi, giornalisti, e tutti quanti hanno in mente di dare una mano alla crescita della FIVI. Una delle cose più importanti è che alla riunione della FIVI parteciperà il presidente della CEVI (il sindacato dei vigneron europei) Xavier de Volontat, che ci ha già dato la sua conferma. Un’occasione importantissima visto i grandissimi risultati raggiunti dalla CEVI a livello europeo. In quell’occasione la FIVI entrerà ufficilamente nella CEVI (mi scuso per l’uso di tutte queste sigle).

    Ti invito anche a partecipare se ce la fai alla riunione del 2 di marzo a Barbaresco (ore 20,30) in sala Consigliare che vedrà discutere i vignaioli di Langa. Oppure a quella del 4 di mazo a Canelli ore 21.

    Sono convinto che la tua partecipazione e quella di altri giornalisti può essere utile per assicurare la giusta imparzialità e indipendenza tanto evocata da più parti.

    Nel frattempo ieri è la l’associazione Toscana, se mi permetti scriverò un intervento ad hoc.
    Vorrei infine segnalare il fatto che Costantino Charrère sia stato ricevuto al Ministero dell’Agricoltura e che i sottosegretari abbiano promesso che la FIVI sia ammessa ai tavoli di concertazione sull’argomento vino.

    Giancarlo Gariglio

  17. Se mi permetti caro Marco allego il comunicato che ho scritto in merito alla nascita dei Vignaioli Toscani avvenuta ieri. In coda la notizia di un’importantissima vittoria a livello europeo da parte della CEVI

    Ieri, 25 febbraio, nella splendida cornice di Panzano in Chianti è stata creata l’Associazione Vignaioli Indipendenti Toscani. L’AVIT avrà il compito di rendere la discussione in seno ai Vignaioli Italiani sempre più democratica e aperta alle molte istanze che giungono dalla base associativa. Altro obiettivo fondamentale è quello di conoscere il territorio e le persone che ci lavorano con maggiore precisione e di poter portare così a conoscenza degli organi nazionali della FIVI le problematiche di una regione così importante per il vino italiano.

    L’AVIT si è data anche uno statuto che riprende gran parte dei contenuti di quello nazionale della FIVI, inserendo però alcune clausole più restrittive a partire dall’acquisto di un massimo del 20% di uve provenienti dal territorio di produzione (fatta eccezione per le isole e per quelle zone in forte pendenza).

    Il Consiglio Direttivo toscano è formato da 9 membri:

    Caterina Gargari – Pieve de’ Pitti
    Giuliano Brunazzi – Le Querce
    Jan Erbach – Pian dell’Orino
    Luca Orsini – Le Ciciole
    Pier Mario Cavallari – Le Ripalte
    Saverio Petrilli – Tenuta di Valgiano
    Silvio Messana – Montesecondo
    Stefano Borsa – Pacina
    Valentina Baldini Libri – Cerreto Libri

    Come Presidente è stato designato Saverio Petrilli, la sede legale è fissata per ragioni geografiche a Terricciola presso la cantina Pieve de’ Pitti.

    Sempre ieri, 25 febbraio, la CEVI (European Confederation of Independent Winegrowers) a cui la FIVI aderisce ha raccolto un’importantissima vittoria a livello Comunitario. Ha, infatti, convinto la commissaria Mariann Fischer-Boel a postporre dal 31 maggio 2009 al 31 dicembre 2010 la decisione di inserire in etichetta tutti i possibili allergeni contenuti nel vino. Se fosse passata questa riforma entro i tempi previsti avrebbe sicuramente causato problemi di primaria importanza per tutti i vignaioli europei obbligati a quel punto a effettuare costosissime analisi chimiche. Una vittoria questa che testimonia l’importanza strategica che ha la CEVI a livello europeo e di conseguenza quella svolta dalla FIVI a livello italiano.

  18. da osservatore esterno, mi aspettavo che le osservazioni di Corrado, che condivido in pieno, sarebbero state raccolte come un ottimo spunto di discusione….ma niente , sono passate nel silenzio più assoluto… peccato!!
    Simone

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